giovedì 28 febbraio 2008
Petizione per combattere L'offensiva clericale contro le donne
A: Veltroni, Bertinotti e tutti i dirigenti del centro-sinistra
Caro Veltroni, caro Bertinotti, cari dirigenti del centro-sinistra tutti, ora basta! L'offensiva clericale contro le donne – spesso vera e propria crociata bigotta - ha raggiunto livelli intollerabili. Ma egualmente intollerabile appare la mancanza di reazione dello schieramento politico di centro-sinistra, che troppo spesso è addirittura condiscendenza. Con l'oscena proposta di moratoria dell'aborto, che tratta le donne da assassine e boia, e la recente ingiunzione a rianimare i feti ultraprematuri anche contro la volontà della madre (malgrado la quasi certezza di menomazioni gravissime), i corpi delle donne sono tornati ad essere “cose”, terreno di scontro per il fanatismo religioso, oggetti sui quali esercitare potere. Lo scorso 24 novembre centomila donne – completamente autorganizzate – hanno riempito le strade di Roma per denunciare la violenza sulle donne di una cultura patriarcale dura a morire. Queste aggressioni clericali e bigotte sono le ultime e più subdole forme della stessa violenza, mascherate dietro l’arroganza ipocrita di “difendere la vita”. Perciò non basta più, cari dirigenti del centro-sinistra, limitarsi a dire che la legge 194 non si tocca: essa è già nei fatti messa in discussione. Pretendiamo da voi una presa di posizione chiara e inequivocabile, che condanni senza mezzi termini tutti i tentativi – da qualunque pulpito provengano – di mettere a rischio l'autodeterminazione delle donne, faticosamente conquistata: il nostro diritto a dire la prima e l’ultima parola sul nostro corpo e sulle nostre gravidanze. Esigiamo perciò che i vostri programmi (per essere anche nostri) siano espliciti: se di una revisione ha bisogno la 194 è quella di eliminare l'obiezione di coscienza, che sempre più spesso impedisce nei fatti di esercitare il nostro diritto; va resa immediatamente disponibile in tutta Italia la pillola abortiva (RU 486), perché a un dramma non debba aggiungersi una ormai evitabile sofferenza; va reso semplice e veloce l'accesso alla pillola del giorno dopo, insieme a serie campagne di contraccezione fin dalle scuole medie; va introdotto l'insegnamento dell'educazione sessuale fin dalle elementari; vanno realizzati programmi culturali e sociali di sostegno alle donne immigrate, e rafforzate le norme e i servizi a tutela della maternità (nel quadro di una politica capace di sradicare la piaga della precarietà del lavoro). Questi sono per noi valori non negoziabili, sui quali non siamo più disposte a compromessi.
Vi prego di aderire. Per firmare potete andare qui
giovedì 21 febbraio 2008
Borsellino e Berlusconi
BORSELLINO:
Vede, Vittorio Mangano l' ho conosciuto anche nel periodo antecedente al "maxi processo"
Praticamente negli anni tra il 1975 e il 1980 ricordo
di aver istituito un procedimento che riguardava una...delle estorsioni
fatte a carico di talune cliniche private palermitane.
[squilla il telefono e Borsellino chiede di poter sospendere momentaneamente l' intervista]
B:Vittorio Mangano fu indicato sia da Buscetta che da Contorno come "uomo d'onore" appartenente a Cosa Nostra.
GIORNALISTA: Uomo d'onore di che famiglia?
B:"Uomo d' onore della famiglia di Pippo Calò, cioè di quel personaggio capo della famiglia di Porta Nuova,
famiglia alla quale originariamente faceva parte lo stesso Buscetta. Si accertò che Vittorio Mangano, ma questo
già risultava dal procedimento precedente che avevo istruito io, e risultava altresì da un procedimento,
il cosidetto "procedimento Spatola" che Falcone aveva istruito negli anni immediatamente precedenti al "maxi processo",
che Vittorio Mangano risiedeva abitualmente a Milano, città da dove, come risultò da numerose intercettazioni
telefoniche, costituiva un terminale del traffico di droga, i traffici di droga che conducevano le famiglie palermitane.
G: E questo Mangano Vittorio faceva traffico di droga a Milano?
B. Il Mangano Vittorio... Vittorio Mangano... se ci vogliamo limitare a quelle che furono le emergenze probatorie
più importanti, risulta l'interlocutore di una telefonata intercorsa tra Milano e Palermo,
nel corso della quale lui, conversando con altri personaggi delle famiglie mafiose palermitane, preannuncia... o tratta...
l' arrivo di una partita di eroina, chiamata alternativamente, secondo il linguaggio convenzionale che si usa
nelle intercettazioni telefoniche, come "magliette" o "cavalli".
G: Comunque lei, in quanto esperto, può dire che quando Mangano parla di "cavalli" al telefono vuol dire "droga".
B: Sì. Tra l' altro questa tesi dei "cavalli" che vogliono dire "droga" è una tesi che si è
asseverata nella nostra ordinanza istruttoria, che è proprio accolta a dibattimento, tant'è che
Mangano fu condannato al dibattimento del "maxi processo" per traffico di droga.
G: E Dell 'Utri non c'entra in questa storia?
B: Dell'Utri non è stato imputato del "maxi processo" per quanto io ne ricordi. So che esistono indagini che
lo riguardano e che riguardano insieme Mangano.
G: A Palermo?
B: Sì. Credo che ci sia un' indagine che attualmente è a Palermo con il vecchio rito processuale nelle mani
del giudice istruttorio. Ma non ne conosco i particolari.
G: Marcello Dell' Utri o Alberto Dell' Utri?
B: Non ne conosco i particolari... Potrei consultare avendo preso qualche appunto.
Cioè... Si parla di Dell' Utri Marcello e Alberto. Entrambi.
G: I fratelli. Quelli della Publitalia, insomma.
B: Sì.
G: Perché c'è, se ricordo bene, nell'inchiesta della San Valentino un' intercettazione tra lui e Marcello dell'Utri
in cui si parla di cavalli.
B: Bé...Nella conversazione inserita nel "maxi processo" si parla di "cavalli" che dovevano essere alloggiati in
un albergo, quindi non credo possa trattarsi di effettivamente di cavalli. Se qualcuno mi deve recapitare due cavalli
me li recapita all'ippodromo o comunque al maneggio, non certamente dentro l' albergo.
G: C'è un socio di Marcello dell' Utri, tale Filippo Rapisarda, che dice che Dell'Utri gli è stato presentato
da uno della famiglia di Stefano Bontade.
B: Palermo è la città della Sicilia dove le famiglie mafiose erano più numerose, si è parlato addirittura,
in un certo periodo, almeno di duemila "uomini d'onore" con famiglie numerosissime. La famiglia di Stefano Bontade
sembra che in un certo periodo ne contasse almeno duecento. Si trattava comunque di famiglie appartenenti ad un'unica
organizzazione, cioè Cosa Nostra, i cui membri in gran parte si conoscevano tutti. E quindi è presumibile che
questo Rapisarda riferisca una circostanza vera.
G: Lei di Rapisarda ha sentito parlare?
B: So dell' esistenza di Rapisarda, ma non me ne sono mai occupato personalmente.
G: Perchè, a quanto pare, Rapisarda, Dell' Utri, erano in affari con Ciancimino, tramite un tale Alamia.
B: Che Alamia fosse in affari con Ciancimino è una circostanza da me conosciuta e che credo risulti, anche da
qualche processo che si è già celebrato. Per quanto riguarda Rapisarda e Dell'Utri, non so fornirle particolari
indicazioni, trattandosi, ripeto, sempre di indagini di cui non mi sono occupato personalmente.
G: Non le sembra strano che certi personaggi, grossi industriali, come Berlusconi e Dell'Utri siano collegati
a uomini d' onore tipo Vittorio Mangano?
B: All'inizio degli anni Settanta, Cosa Nostra cominciò a diventare un'impresa anch'essa,
un'impresa nel senso che attraverso l'inserimento sempre più notevole, che ad un certo punto
diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanze stupefacenti, Cosa Nostra cominciò
a gestire una massa enorme di capitali, dei quali naturalmente cercò lo sbocco, perché questi
capitali in parte venivano esportati o depositati all'estero, e così allora si spiega la vicinanza tra
elementi di Cosa Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di capitali.
G: Lei mi dice che è normale che Cosa Nostra si interessi a Berlusconi?
B: E' normale che chi è titolare di grosse quantità di denaro cerchi gli strumenti per poter impiegare questo denaro, sia dal punto di vista del riciclaggio, sia dal punto di vista di far fruttare questo denaro.
G: Mangano era un pesce pilota?
B: Sì. Guardi le posso dire che era uno di quei personaggi che... ecco... erano i ponti, le teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel nord Italia.
G: Sì dice che abbia lavorato per Berlusconi.
B: Non le saprei dire in proposito, e anche se le debbo far presente che come magistrato ho una certa ritrosia a dire di cose di cui non sono certo, so che ci sono addirittura ancora delle indagini in corso in proposito. Non conosco quali atti siano ormai conosciuti, ostensibili e quali debbano rimanere segreti. Questa vicenda, che riguarderebbe i suoi rapporti con Berlusconi, è una vicenda che, la ricordi o non la ricordi, comunque non mi appartiene, non sono io il magistrato che se ne occupa, quindi non mi sento autorizzato a dirle nulla.
G: C'è un'inchiesta ancora aperta?
B: So che c'è un'inchiesta ancora aperta.
G (in francese): Su Mangano e Berlusconi a Palermo?
B: Sì.
mercoledì 20 febbraio 2008
Per Gianfranco...
Millanta amori la storia ha cantato
con poeti, scrittori, versi e poesie;
poemi composti che il fato ha donato
come regali d’incanti e magie.
Bisogna esser grandi per dire di storie
che niente hanno, sembra, d’umano,
ma meglio anche di eroiche vittorie
fan battere il cuore e tremare la mano.
Parliamo di quando due anime aperte
pronte ad accogliere piena la vita
si trovano invece di gioia scoperte
e sofferenti per una trista ferita.
Un morbo strano, senza causa apparente,
che prima non dava sintomo alcuno
e che d'improvviso assale la mente
e né cuore né stomaco lascia digiuno.
Colpisce principi, re, cavalieri
per lui la classe non fa differenza;
arriva da servi, cuochi, scudieri
senza né inchino né riverenza.
Di maghe e regine bussa al battente,
son sue principesse, schiave, gran dame:
quando contagia gli è indifferente
trovarsi di fronte nobildonne o puttane.
Gente di fama, di gloria e potere,
che della storia il trono ha calcato
ha visto abolito ogni volere
ha avuto il cuore e il corpo aggiogato.
Né armi né scudi qualcosa han potuto
contro una forza tanto ammaliante,
nemmeno di Odino il destriero forzuto
sarebbe scappato abbastanza distante.
Lancillotto del lago da esso fu avvinto
andando contro ogni ideale
e in lui la ragione divenne l'istinto
in lui si confuse il bene col male.
Sorte più atroce conobbe Abelardo
grand’uomo di culto, libri, parlare
in pieno petto colpito dal dardo
che sfianca, uccide ma non fa sanguinare.
E così Cyrano lo spadaccino
che ad ogni stoccata recitava poesia
che spesso alla morte era andato vicino
deridendo, beffando e cacciandola via,
conobbe un giorno il sole che scalda,
che sol da lontano si può rimirare
che rende la vita felice e gagliarda
che per gioco crudele non si fa avvicinare.
E ciò che la spada mancò di missione
compì una notte dolce e stellata,
dei versi, un’ombra, un alto balcone
sospiri di donna da altro baciata.
Ma ormai il cuore aveva votato
la mente, il corpo alla sua bella dama
e pur di vederla sarebbe spirato:
colpito alle spalle, ma non da una lama!
Di uomini illustri abbiamo contato
che furon di un tempo molto remoto
che gesta ed imprese ci han regalato:
nulla di loro è passato all'ignoto!
E ora che Crono ha fatto il suo corso
vedendo anni e anni passare
ancora quel morbo ci prende nel morso
nessuna fuga possiamo sperare.
E come allora il povero e il ricco
risultano uguali nel loro potere,
che volino in alto o che cadano a picco
l'unica cosa che posson sapere
è che quando giunge deciso il momento
nulla di certo possono fare
né serve alcun grido né alcun lamento
né il destino si lascia evitare.
Se alcuna difesa creare han potuto
uomini forti e anche potenti
e donne e fanciulle che da sempre han saputo
gli immensi segreti dei grandi sapienti,
tu dimmi se io che nulla so fare
che non conosco alcuna magia
che a malapena so raccontare
i segreti e i dubbi dell’anima mia
Tu dimmi dunque quale invenzione
avrei potuto da sola creare,
o quale strana e impavida azione
sarei stata in grado di fare
qualora io avessi deciso
di evitare il male suddetto
se con un gesto breve e conciso
avrei cambiato del fato l’aspetto.
Ma ride il mio cuore di quel che è successo
ride felice di questo contagio:
perché così gli è stato concesso
di avere per vero quel suo presagio.
Quella cosa che sempre, sempre sentiva
che sperava sarebbe un giorno avvenuta
ma che spesso poi percepiva
come labile fiamma minuta.
Credeva purtroppo di non meritare
quello che i libri han sempre cantato
ed era inutile stare a cercare
ciò che per lui non sarebbe mai stato.
Ma ecco che arriva un giorno d’inverno
lo strano male che bussa al portone
sarebbe entrato per stare in eterno
stanziatosi lì con uno strattone.
Capisci ora di cosa ho parlato
con le parole un poco giocando
dando uno sguardo illustre al passato
dello strano morbo contando?
La malattia colpisce nel cuore
entra a forza, ci lascia storditi
ma quando se n’è avuto il sentore
abbiamo i voleri tutti esauditi.
La vita ci appare fiaba stupenda
il sole ci bacia pieno nel viso
è come se la nostra vicenda
fosse degna del paradiso.
Solo una cosa a volte ci pesa
lasciandoci addosso un po’ di tristezza,
abbiamo l’anima nostra sospesa
sentiamo il gusto dell’amarezza.
Una volta che siamo dal male colpiti
Soli nell’ombra non possiamo più stare
da braccia amate vogliam esser carpiti
vogliamo qualcuno che ci possa scaldare.
La nostra mente più non comanda
né corpo, né anima, nulla di noi
poiché anch’essa forte domanda
quei desideri che sono anche suoi.
E dopo questo lungo parlare
in rima, con strofe e pure con versi
è giunto il momento di confidare
come i miei pensieri siano ormai persi.
L’alba mia sei diventato
il sole che scalda col primo raggio
un sogno che ormai si è ridestato
come uno gnomo all’ombra d’ un faggio
Ti prego scusa questo mio ardire
so di non essere un vero poeta
e spero solo che questo mio dire
sia arrivato infine alla meta.
Perché per dirti quello che provo
ho usato un modo davvero un po’ strano...
Ogni remora alfine rimovo:
“Sa solo Dio quanto ti amo!”
(SARA)
Le vie del Signore sono infinite... Sta qui la fregatura!
E cosa fa Santa Romana Chiesa per avvicinarsi alla tanto agognata Civitas Dei?
martedì 19 febbraio 2008
La mia valigia
Una vecchia valigia di cartone,
magari rimediata tra i ciarpami di una soffitta.
Una valigia senza tasche, o scomparti interni.
Una valigia disordinata per punto preso.
Perché la vita è una sciarada di emozioni che non puoi pianificare.
Una valigia piena di libri, vecchi amici, a volte nemmeno mai conosciuti,
che aspettano un tuo sguardo per diventare parte del tuo personale copione.
Una valigia che trasporta poesia e musica.
Perché non smetterai mai di chiederti come sia possibile che chi nemmeno ti conosce, sia riuscito, meglio di te, ad esprimere quei pensieri che ti portavi dentro da sempre.
Perché, con quei versi, con quelle parole, è come far l'amore con la tua stessa anima.
Una valigia con foto sparse in ogni dove.
Perché è inutile: di certe persone non potrai mai fare a meno.
Una valigia con uno spazio enorme per i progetti, le speranze, i desideri.
Perché non puoi tenerli dentro, come dicono, in testa.
Perché devono essere sempre in bella vista.
Perché non puoi dimenticartene. Mai.
Perché sia i libri, che la poesia, che la musica, sono parti di essi.
Perché con loro devi avere sempre a che fare. E' soprattutto a loro che devi rendere conto.
Una valigia ancora mezza vuota.
Perché per le esperienze il posto non è mai abbastanza.
Una valigia tenuta insieme da un pezzo di spago.
Perché in questo viaggio è la voglia di vivere che tiene unito il tutto.
Perché lo spago sa d'avventura.
Perché si apre facilmente.
Perché la valigia non dovrà mai chiudersi per sempre.
Perché forse non si è mai realmente pronti.
Perché comunque bisogna andare. Con la valigia, verso il nostro viaggio.
Questa è la mia valigia. Io ho deciso di partire...